Storia archivistica
L’archivio prodotto e conservato dalla Fondazione Opera Campana dei Caduti ha condiviso le sorti e gli spostamenti che la Campana “Maria Dolens” ha subito nel corso della sua storia, fino alla collocazione – dopo la terza fusione del monumento – sul Colle di Miravalle nel 1965. Da allora il fondo è stato conservato presso gli uffici della Fondazione.
Il complesso documentario testimonia l’attività istituzionale e amministrativa della Fondazione dall’atto della sua costituzione formale (D.P.R. 18.1.1968) e nelle epoche precedenti, con le varie fisionomie giuridiche e denominazioni assunte dal 1922. Fino al 1952 ogni attività legata alla costruzione, all’inaugurazione, all’attività della Campana dei Caduti ruotò attorno alla figura del fondatore Antonio Rossaro (1883-1952). Vista la molteplicità di ruoli e incarichi che il sacerdote ricoprì nel periodo tra le due guerre e fino alla morte all’interno delle istituzioni roveretane (Biblioteca civica, Museo della guerra, Accademia degli Agiati…), nonché le relazioni istituzionali da lui intessute e coltivate nel tempo, le testimonianze scritte relative al suo lavoro di animatore e amministratore della Campana si trovano in diverse sedi e istituti di conservazione. La documentazione conservata presso la Fondazione presenta pertanto tratti di forte complementarietà con nuclei documentari presenti negli archivi di alcune istituzioni presso le quali don Rossaro operò (in particolare la Biblioteca Civica e il museo della Guerra).
La documentazione presente nel fondo è prevalentemente in lingua italiana ma, data la collocazione sul livello internazionale delle attività svolte, non mancano carte anche nelle seguenti altre lingue: tedesco, francese, inglese, ceco, croato, giapponese, greco moderno, polacco, portoghese, rumeno, russo, serbo, sloveno, spagnolo, svedese e ungherese.
Sono previsti continui incrementi di documentazione derivante dall’attività della Fondazione Opera Campana dei Caduti.
L’archivio della Fondazione Opera Campana dei Caduti è stato dichiarato di interesse culturale dalla Soprintendenza ai beni culturali della Provincia autonoma di Trento (det. n.161 del 23.02.2017).