Obiettivo e passi della ricerca

In questa Sezione si da conto delle ricerche archivistiche condotte tra il 2017 e il 2018 attorno alla figura di Antonio Rossaro. L’obiettivo che ci si era posti in partenza era di trovare nuclei di documentazione collegati alle carte dell’archivio della Fondazione Opera Campana dei Caduti (di cui alla sezione Inventario), custoditi presso altri enti o istituti di conservazione, utili per completare il quadro di informazioni documentali sulla base di cui poter condurre ricerche storiche su Antonio Rossaro e sulla sua grande impresa della Campana dei Caduti.
La ricerca ha preso le mosse dalla biografia di Rossaro cercando di individuare tutti i luoghi frequentati e le persone incrociate nel corso della sua vita, dove o presso di cui si poteva immaginare che si fosse depositato qualche nucleo documentale interessante per la nostra indagine. Si sono poi presi  tutti i contatti necessari per verificare l’esistenza eventuale di questi nuclei di carte pianificando, quando verificata, una visita di sopralluogo finalizzata alla redazione di una descrizione archivistica d’insieme. Una ricognizione è stata condotta poi presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma dove si è cercata traccia dei rapporti intrattenuti da Antonio Rossaro con gli uffici governativi e ministeriali a margine delle sue varie attività e iniziative celebrative e patriottiche svolte dai tempi della prima Guerra Mondiale in poi. Anche il presente resoconto finale dei risultati di ricerca muove quindi da un breve profilo biografico di Antonio Rossaro cui seguirà un elenco dei luoghi in cui è stata rinvenuta la documentazione ovvero in cui è stato svolto un sopralluogo archivistico.

Profilo biografico di Antonio Rossaro

Antonio Sante Rossaro nasce nel 1883 a Rovereto (TN) dove trascorre la prima infanzia e svolge le scuole primarie e avvia gli studi ginnasiali. A 15 anni si trasferisce a studiare presso i Padri Giuseppini di Volvera (TO) dove porta a termine gli studi ginnasiali. Intraprende quindi gli studi Teologici spostandosi in diverse sedi dell’Ordine dei Giuseppini (Bassano del Grappa, Vicenza e Modena). Gli studi sono bruscamente interrotti nel 1907 quando, ormai quasi al termine del ciclo di esami dei vari anni (sostenuti peraltro con ottimi risultati), Antonio Rossaro viene espulso dai Padri Giuseppini (“dispensato” dalla promessa fatta all’Ordine) a seguito di diverse mancanze che gli vengono rimproverate, riconducibili a una generale scarsa vocazione per la vita religiosa di cui Rossaro stesso è cosciente, persuaso che la sua vera strada sia la vita ecclesiastica. Nell’estate del 1907 si trova a Trento. Cerca di entrare in Seminario dove però non viene ammesso dal Vescovo Celestino Endrici che gli suggerisce di rivolgere presso altre sedi la sua domanda. Dopo qualche mese nei collegi vescovili di Trento e di Treviso, nel gennaio del 1908 Antonio Rossaro è al Collegio diocesano Angelo Custode di Rovigo: qui cerca di farsi accettare in Seminario per concludere i suoi studi e raggiungere l’obiettivo finale dell’ordinazione sacerdotale per poter iniziare la vita ecclesiastica. La domanda non viene accettata subito da un Vescovo, Pio Tommaso Boggiani, che sembra restio a accogliere nel suo gregge un chierico dai trascorsi non del tutto esemplari, che vengono puntualmente ribaditi nelle informative che vengono richieste sul suo conto. Tuttavia nell’autunno del 1909, in un incrocio decisivo con i drammatici fatti che condussero all’Interdetto di Adria (città presso la quale il Boggiani venne fatto oggetto di un’aggressione violenta da parte della popolazione), la situazione si sblocca inaspettatamente a suo favore e gli viene concesso di entrare finalmente in Seminario dove porta a termine gli studi Teologici. Antonio Rossaro viene così ordinato sacerdote il 1° aprile del 1911 e inviato, quale vice parroco, nella parrocchia di Ceneselli, un piccolo centro ai margini della provincia di Rovigo, dove inizia così la sua attività pastorale.
Fin dai primi anni della permanenza a Rovigo, anche per la frequentazione di fuoriusciti trentini che vi si erano stabiliti, si rafforzano in Rossaro quei sentimenti patriottici e irredentisti che forse aveva cominciato a nutrire già in precedenza. Con l’approssimarsi dei venti di guerra l’irredentismo si trasforma in un convinto interventismo e, su questi temi ideali, Antonio Rossaro non tarda a mostrarsi instancabile propagandista e persona di grande intraprendenza. A guerra avviata si fa promotore di iniziative varie, anche con l’aiuto del cugino architetto e artista Giorgio Wenter che, disertata la chiamata alle armi asburgiche, era fuggito in Italia (dopo Rovigo, andrà a Roma dove trovando lavoro italianizzerà il suo cognome aggiungendo a Wenter il cognome Marini, della madre, sorella della madre di Antonio Rossaro). Tra le iniziative più importanti merita ricordare almeno la serie di dodici cartoline con versi e illustrate intitolata “Il Trentino durante la guerra” che andarono presto esaurite; la fondazione della rivista “Alba Trentina” nel 1916 (curata nella grafica appunto dal cugino) e, più o meno nello stesso periodo, la fondazione e il coordinamento della “Famiglia Trentina” di Rovigo in cui trovano riferimento tutti i suoi conterranei fuoriusciti (profughi, reduci o emigrati); al 1917 risale invece la promozione della collocazione in centro città di un monumento celebrativo del martire Cesare Battisti. Intanto il nuovo Vescovo di Rovigo, probabilmente per sfruttare le sue qualità ormai note di grande trascinatore, decide di richiamarlo stabilmente a Rovigo affidandogli la direzione de “Il Popolo”, periodico della Diocesi. Nel giro di pochi anni Antonio Rossaro diviene una figura di spicco nell’ambiente culturale di Rovigo, anche in virtù della sua appassionata attività sul fronte degli studi di storia locale e della produzione letteraria. E’ in stretto contatto con gli ambienti dell’Accademia dei Concordi, prestigioso istituto cittadino, e nel 1918, a pochi mesi della fine della guerra, Rossaro viene chiamato a prestare servizio quale curatore della biblioteca dell’Accademia stessa (impegno che manterrà fino al 1920, quando lascerà Rovigo).
Nel 1921 Antonio Rossaro è a Milano impegnato nell’attività di insegnamento. Ma il 1921 Ë anche l’anno del rientro in Trentino, nella città natale, dove -anche in virtù dei trascorsi alla biblioteca concordiana di Rovigo- viene chiamato dal sindaco a dirigere i lavori di ripristino e riapertura al pubblico della Biblioteca civica che era rimasta chiusa per tutti gli anni della guerra subendo gravi danni. Svolgerà questo compito con grande passione e manterrà il ruolo di direttore della Biblioteca per il resto della vita.
Sempre nel 1921, al suo rientro a Rovereto, Rossaro viene coinvolto nella fondazione del Museo storico della Guerra con sede nel Castello di Rovereto. Ma già a Milano, qualche mese prima, seduto nei pressi dell’Arco della Pace durante un tramonto, aveva avuto la prima intuizione della sua creazione più famosa, ovvero la Campana dei Caduti di Rovereto, monumento da dedicarsi alla pace e a tutti i caduti della Grande Guerra che aveva scosso profondamente tutta l’Europa. Non perde tempo e, una volta a Rovereto, si fa attivo promotore dell’iniziativa proprio presso la sede del Museo della Guerra. Il 4 novembre del 1925 la Campana dei Caduti, sistemata sul Torrione Malipiero del Castello di Rovereto, viene inaugurata alla presenza del Re. Da questo momento in poi, fino alla morte, Rossaro si dividerà tra l’impegno in Biblioteca e l’impegno alla vita di questo monumento, facendosi promotore di svariate iniziative e affrontando anche vicissitudini tormentate e controverse. Antonio Rossaro muore il 4 gennaio del 1952.

I sopralluoghi archivistici

Sono stati identificati nuclei di documentazione utili ai fini della nostra ricerca di diverso tipo e di diversa consistenza. Anzitutto val la pena di fare una distinzione: nuclei di documentazione propri dell’archivio prodotto da un certo ente o istituto (esempio l’archivio storico dell’Accademia roveretana degli Agiati di Rovereto); nuclei di documentazione appartenenti ad archivi conservati presso istituti di conservazione (esempio l’Archivio Centrale dello Stato di Roma). In più istituti di conservazione con cui Rossaro aveva avuto contatti o collaborazioni si sono individuati nuclei sia nell’archivio proprio dell’istituto (ovvero prodotto dall’istituto nel corso della sua storia), sia in fondi documentali particolari ivi conservati (esempio il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, ma anche la Biblioteca civica di Rovereto o la Fondazione Museo Storico del Trentino di Trento). Si può fare poi anche una valutazione di consistenza, qualitativa e quantitativa a un tempo: alcuni nuclei sono corpus più o meno organici e articolati di carte, generalmente più nutriti di documentazione; alcuni nuclei sono invece semplici raccolte di poche carte, spesso senza alcuna organizzazione. Tenendo conto che non è possibile tirare una linea netta a sancire questa distinzione (poiché più casi si collocano in una fascia intermedia di soluzioni), questa sarà comunque assunta per comodità di esposizione nella presentazione a seguire dei risultati di ricerca. Si darà quindi una presentazione separata, a se stante per i nuclei individuati nei seguenti istituti e appartenenti alla fascia di quelli più organizzati e nutriti:

  • Archivio diocesano di Rovigo (AD Rovigo),
  • Accademia dei Concordi di Rovigo (AC Rovigo),
  • Archivio diocesano di Trento (AD Trento),
  • Biblioteca civica di Rovereto (BC Rovereto),
  • Museo storico italiano della guerra di Rovereto (MSIG Rovereto),
  • Archivio Centrale dello Stato di Roma (ACS Roma).

In un’ultima parte

  • Altri archivi

si da invece una descrizione dei nuclei documentali meno consistenti individuate presso l’Archivio Centrale Giuseppino di Roma (ACG Roma), gli Archivi (parrocchiale e comunale) di Ceneselli, l’Archivio di Stato di Rovigo (AS Rovigo), l’Archivio Progetti dello IUAV di Venezia (AP IUAV Venezia), la Fondazione Museo Storico del Trentino di Trento (FMST Trento), l’Accademia roveretana degli Agiati di Rovereto (ARA Rovereto) e la Fondazione Museo Civico di Rovereto (FMC Rovereto).
Per ogni nucleo di carte rilevato nei sopralluoghi si è cercato di dare una descrizione d’insieme e poi un approfondimento sui contenuti utile a chiarire la rilevanza nel contesto delle ricerche su vita e opera di Antonio Rossaro e sulla vicenda della Campana dei Caduti. Si è cercato il più possibile di dar conto della datazione delle carte (anche se per ragioni diverse gli estremi cronologici generali riportati per ogni istituto devono essere considerati indicativamente).

Ringraziamenti

Desidero esprimere un personale ringraziamento a tutto il personale dei vari istituti con cui ho avuto a che fare sia in fase di sviluppo dei contatti che in fase di svolgimento dei sopralluoghi (oltre a quelli della cui documentazione si da qui conto, ricordo almeno l’Archivio storico della Parrocchia di San Marco a Rovereto, l’Archivio diocesano di Treviso, l’Archivio di Stato di Torino e il Museo Veneto delle Campane – MUVEC – dove anche ho svolto ricerche senza ottenere significativi risultati).
Voglio poi ringraziare alcune altre persone che mi sono state d’aiuto in vario modo concedendomi gentilmente del loro tempo: Adriano Mazzetti e Marco De Poli a Rovigo; Padre Giovenale Dotta a Roma; Gabriele Antonioli a Ceneselli e Luca Chiavegato. Infine un sentito ringraziamento va ai colleghi Mirella Duci e Maurizio Gentilini con cui ho discusso periodicamente l’avanzamento del lavoro di ricerca.
Un doveroso ringraziamento a Rinaldo Filosi della Biblioteca civica G. Tartarotti e a Nicola Fontana del Museo storico italiano della Guerra di Rovereto per il supporto alla ricerca documentaria.