La storia della Campana dei Caduti è l’esito dell’incrocio di una persona, di un luogo e di una grande idea celebrativa. La persona è Antonio Rossaro (1a,b), un giovane roveretano che diventa sacerdote nel 1911 a Rovigo, che subito dopo vive intensamente gli anni della prima Guerra Mondiale e, più in generale, l’ideale patriottico della liberazione del Trentino dalla dominazione asburgica. Rossaro negli anni di Rovigo svolgerà una infaticabile attività di propaganda irredentista e interventista diventando ben presto un esule condannato dal Tribunale di Innsbruck. A Rovigo esiste a tutt’oggi una traccia concreta della sua attività nel busto celebrativo dedicato a Cesare Battisti posto sull’esterno del Palazzo del Corpo di Guardia, nell’area di Piazza Vittorio Emanuele, nel centro cittadino. L’opera (2), dell’artista rodigino Virgilio Milani (Rovigo, 1888-1977), viene collocata il 20 maggio 1917 per iniziativa proprio di Antonio Rossaro che della famiglia Battisti e di Cesare in particolare era buon amico. Superati gli anni dolorosi della Guerra, Rossaro lascia Rovigo e dopo un breve periodo di attività di insegnamento a Milano, rientra nel luogo da dove era partito, Rovereto, la sua città natale. Qui diventa fin da subito uno degli animatori della vita culturale cittadina soprattutto con il suo lavoro alla Biblioteca civica, che durante gli anni della guerra aveva subito gravi danneggiamenti e che pur riaprendo i battenti al pubblico nel 1923, ebbe bisogno di lavori di sistemazione ancora fino alla prima metà degli anni Trenta (3a,b,c,d). Ma Rossaro ebbe anche una grandiosa intuizione celebrativa dei caduti in guerra, un’idea destinata a segnare profondamente il resto della sua vita ma anche la vita della città di Rovereto: l’idea della Campana dei Caduti. La sua figura si immedesimò ben presto con questa grande realizzazione celebrativa, ma anche l’immagine cittadina di Rovereto finì per essere profondamente caratterizzata dalla presenza del grande bronzo issato sul Torrione Malipiero del Castello: ce lo confermano diverse cartoline dell’epoca che immortalarono scorci cittadini con la Campana protagonista in primo piano o inserita armonicamente nel contesto storico della città (4a,b,c,d,e). Del resto l’attività promozionale del monumento e dei suoi valori, messa in moto dal Comitato promotore, da sempre aveva insistito sul legame tra campana e castello, tra campana e le merlature storiche del Torrione Malipiero. Restò incompiuta, per mancanza di fondi, la realizzazione di una Torre delle Genti che avrebbe docuto dare, nell’idea di Rossaro, una sistemazione ancor più monumentale alla sistemazione della Campana sul Castello, incidendo ancorpiù nell’immagine del centro cittadino di Rovereto. Il legame profondo con il cuore della cittadina troverà una prova ulteriore, più tardi (ben dopo la morte di Rossaro), quando cominciò a prendere forma l’ìpotesi di spostare la Campana dei Caduti dal Castello ad un’area esterna al centro cittadino. A questa ipotesi si oppose una forte resistenza in città, organizzata tra gli altri dal “Comitato riconoscenza Don Antonio Rossaro” appositamente fondato, che faceva leva proprio sui connotati dell’idea originaria di Rossaro, più volte riaffermata dallo stesso, che legava inscindibilmente l’opera e la sua localizzazione (5). La persona, l’idea e il luogo appunto.